Orti svedesi democratici

Dopo la pubblicazione del testo dedicato ai Giardini di Svezia, e poi di quello specialmente intitolato ai giardini reali, per intenderci quelli dei sovrani, Sonia Santella ripercorre ora il popolare fenomeno degli orti urbani che si afferma anche in Svezia con l’inizio del secolo scorso per poi svolgersi in fasi diverse fino alle sue forme contemporanee. Volta a volta, declinandosi come opportunità di integrazione alimentare; veicolo alternativo di accesso alla natura per chi altrimenti ne è escluso; innesco di dialettiche comunitarie con i risvolti pedagogici e i benefici effetti sociali dell’impegno in attività manuali a contatto diretto con la natura; occasione per sviluppare conoscenze nelle pratiche di coltivazione, con connesso incremento di consapevolezza civile, ecologica ed estetica. Insomma, Bellezza per tutti. Giardini e orti urbani in Svezia, Edizioni Polistampa, pp. 96, € 18.00.
Dispositivo di utilizzo dello spazio, singolare e condiviso, e assieme condensato simbolico inteso al miglioramento della qualità della vita della popolazione cittadina, il fenomeno degli orti urbani viene assunto come una sorta di costante identitaria che, sullo sfondo di una sensibilità diffusa ispirata dal partecipare di una natura dai tratti marcati e dal retaggio di un’importante tradizione agricola, fornisce risposte sociali nella dialettica serrata con fenomeni come l’industrializzazione e poi lo srotolarsi della città diffusa.
I primi progetti di orti urbani vengono promossi a inizio 900 come contromisura di fronte al repentino, massivo confluire delle popolazioni delle campagne nei principali centri cittadini e fanno capo, a Stoccolma, ad Anna Lindhagen, attivista per la promozione dei diritti civili e del suffragio femminile. Che, divulgando con articoli, lezioni e consigli, nonché una rivista dedicata dal 1918, la pratica degli orti municipali, ne individua criteri e modelli, con relative dimensioni e colori, ispirati alle architetture agricole, privilegiando omogeneità di impianto pur nella varietà delle scelte orticole, e consonanza con il contesto che essi devono evocare.
Laddove i contraccolpi dell’inurbamento forzato sconvolgono i tradizionali assetti sociali, riconfigurando rapporti familiari, relazioni tra sessi, modelli e pratiche educative, questa sorta di paesaggio democratico, l’insieme di piccoli lotti con casetta dove in aree demaniali si avvicenderanno generazioni di licenziatari, progetta, oltre la disposizione ideale di ortaggi, alberi da frutto e arbusti da bacca, fragole e lamponi, uno stile di vita che presuppone la presenza di resistenti specie decorative, bordure colorate di dalie e lillà.
Insomma, un luogo dove i fiori non mancano mai e vale la regola del bello, secondo il richiamo a quella Bellezza per tutti del titolo scelto qui come tributo all’opera omonima della scrittrice svedese Ellen Key, educatrice dalla sensibilità femminista, corrispondente di Sibilla Aleramo e ispiratrice di Maria Montessori con un altro suo testo intitolato a Il secolo dei fanciulli. Sul finire dell’800, nel solco del pensiero di artisti e imprenditori del saper fare dei mestieri come William Morris e, a voler restare in Svezia, Carl Larsson e signora, la Key teorizza le valenze pedagogiche di un’estetica per tutti, diffusa negli oggetti e negli spazi del quotidiano, magari ispirata al catalogo di suggestioni offerte dalla natura e dal paesaggio che ci rappresenta.
Un’estetica della semplicità confortevole, che nel caso degli orti urbani si distilla anche in uno stile: quello dei colori puri della tradizione delle casette di legno, spesso poco più di una stanza, perno di socialità in veranda dei giardini operai di inizio novecento, circondati di staccionate rosse e bianche, con serre e semenzai e assieme spazi condivisi, per scambiare semi, piante ortaggi, padiglioni per ospitare piste da ballo, o la festa di mezza estate.
Il discorso di fatto si allargava allora alle case-famiglia e si inquadrava nel più ampio contesto del movimento per le città-giardino, per confrontarsi in seguito con le nuove teorie sul ruolo democratico degli spazi cittadini, via fino ai paesaggi dell’oggi, compressi oramai dal ritmo ad alta velocità in corridoi condivisi tra città.

Sonia Santella, Bellezza per tuttiGiardini e orti urbani in SveziaEdizioni Polistampa, pp. 96, € 18.00,  recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica VI, 37, Supplemento de Il Manifesto del 9 ottobre 2016