In giro per giardini, con Bergamin

Raccontare giardini significa ridurre ogni volta a parole, se del caso illustrate, quella che è un’esperienza totale di attraversamento. Esito spesso di un viaggio, geografico, di avvicinamento, magari verso luoghi sperduti, e mentale, di inquadramento e documentazione di contesti e coordinate culturali, di avventure sensoriali e incontri con testi, autori, progettisti e compartecipi, di presa in conto di canoni estetici e botanici che, pur variando per latitudini e civiltà, sempre segnano quest’opera dalla firma multipla: a un tempo dell’ingegno umano in artefatto e del vivente tutto.

E ciò vale che si tratti dei giardini più diversi, come pure son quelli raccontati in assortimento da Luca Bergamin nel suo Giardini pazzi e misteriosi. Trenta reportage sulle fantasie botaniche più sorprendenti del mondo, per Pendragon, pp. 225, € 22.00

Giardini che tramano la storia di singolarità, come a Villa Litta di Lainate con il ninfeo di sculture, bizzarrie e giochi d’acqua, e giardini entrati ormai nell’immaginario di ciascuno come il Parco dei mostri di Bomarzo. Giardini di collezionisti che procedono per tipologie, come nel caso degli spilli delle piante grasse a La Cutura a Giuggianello, e giardini d’insospettabili giardinieri come Garibaldi alla Maddalena, Francis Ford Coppola a Palazzo Margherita, Tonino Guerra con il suo orto giardino di Pennabilli. Giardini di artisti – che ci conducono per via dei riflessi di luce sulle gigantesche sculture dei tarocchi in dialogo col bosco di Niki de Saint Phalle o sul filo delle melodie tra alberi d’arancio, sarda macchia mediterranea, steli e sculture nel giardino sonoro di Pinuccio Sciola a San Sperate nel Campidano.

Ma anche, giardini che si rivelano testimonianza vivente della ricchezza della flora endemica e dei saperi legati all’uso di piante medicinali, alimentari, cerimoniali come per il messicano Jardín Etnobotánico di Oaxaca.

Jardin Secret, Marrakech

E rivisitazioni di classici come il Jardin Secret che d’improvviso s’apre dietro gli alti portoni e le mura di segreti palazzi recuperati all’abbandono nella kasbah presso la Medina di Marrakech. Dove, affacciandosi sull’incrocio di viali e simmetrie dei cortili centrali, la disposizione dell’impianto tradizionale di agrumi, fichi, melograni – ma anche palme da dattero e alberi di argan – si scompiglia, tra fontane e canali, stucchi e mosaici, in un inatteso brillare di fogliami diversi, con l’inserimento di una graminacea, dal segno tutto “contemporaneo”, come la Stipa tenuissima che il paesaggista Tom Stuart-Smith introduce a reinterpretare il giardino islamico, affiancandogliene uno più piccolo, esotico, dove convoca presenze vegetali da Sud America, Madagascar, India.

E, ancora, per ciascun luogo visitato in quest’eterogeneo peregrinare dell’autore equamente diviso tra Italia e resto del mondo, il distillato di un insopprimibile desiderio di condivisione. Che sempre apparenta giardini e raccontare.

Luca Bergamin, Giardini pazzi e misteriosi. Trenta reportage sulle fantasie botaniche più sorprendenti del mondo, Pendragon, pp. 225, € 22.00, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica XII, 4, Supplemento de Il Manifesto del 23 gennaio 2022