Erbario animato … di soggettività. Riverberi da Chernobyl

Radiografici lampi proiettano sulla pagina la traccia liberata di quel che sono stati. Esemplari di piante cresciute nella zona di esclusione dopo il disastro nucleare di Chernobyl, raccolti e impressi a contatto con carta fotosensibile. Echi luminescenti della vita che, pure imbevuta di impercettibile pioggia radioattiva, riparte trasposta in radici, steli foglie e fiori. Riverbero estetico della redenzione vegetale che le trentacinque immagini della artista visuale Anaïs Tondeur ci additano dal volume Chernobyl Herbarium. La vita dopo il disastro nucleare, entrando in risonanza con altrettanti interventi di Michael Marder, frammenti di pensieri e ricordi del filosofo ambientale vittima indiretta delle radiazioni, considerazioni su filosofia delle piante, incubi energetici, stati di eccezione e vite dimezzate, eccessi di significato e straordinaria natura dell’ordinario (Mimesis, pp. 106, € 16,00).

A scandire gli anni trascorsi da quell’aprile 1986 che, con l’esplosione del reattore nell’allora Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, vide il dissolversi di illusioni, fedi incondizionate, contorni dei soggetti, dal nero delle pagine, oltre ogni alienazione tassonomica, parole e radiogrammi di piante ferite di Lino, Geranium chinum, Comandra umbellata, Byrsonima lucida irradiano bagliori di un sapere in esse incorporato, per capacità di adattamento, in una relazione che dal sole ricava energia mite, senza consumare il mondo, estraendo e distruggendo equilibri nucleari.

Nell’elaborazione, tutta ancora da farsi, della coscienza collettiva d’esser noi umanità piromane, le piante – capaci come sono di penetrare nel cemento e, anche metaforicamente, in quello del sarcofago con cui pensiamo di seppellire uranio, polvere radioattiva e ben altro –, ci avviano a ricollegarci al flusso del molteplice, in un incredibile, empatico intrecciarsi di soggetti e relazioni all’indirizzo di una solidarietà tra specie e regni.

L’erbario s’anima così di soggettività vegetali che, finalmente ci consentono – relativizzandoci – di riconoscerci, in queste piante.

Michael Marder e Anaïs Tondeur, Chernobyl Herbarium. La vita dopo il disastro nucleare, traduzione di Donatella Caristina, Mimesis, pp. 106, € 16,00, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica XI, 40, Supplemento de Il Manifesto del 24 ottobre 2021