Suggestioni giardiniere romane

Spesso, a riscuoterci dall’automatismo del nostro nevrotico percorrere la città e a farci attenti a quanto di invisibile o non visto occhieggia oltre cancelli, balaustre, chiostri, terrazze, in un ristare a sera di effluvi o sbuffi di verzura, è soltanto l’attraversamento di un incongruo, insistito sentore di arancio amaro, di un’aura di fragranze di gelsomino in fuga dal vicino ridotto di un giardino murato, protetto alla vista, oppure il rilucere da uno spigolo di palazzo dello srotolarsi su al cielo, a cercar luce, dei grappoli del glicine fiorito d’un tratto sui suoi legni contorti, fattisi architetture, parte ormai indistinta di cancellate e facciate.

Adagio per giardini


Anche in una città come Roma, ricca – per meriti certo non recenti – di aree verdi quasi quanto di auto per persona, c’è ancora molto da sorprendersi ad andar per giardini seguendo piste inusuali, riguardando magari in sequenze e angolazioni diverse quelli noti, curiosamente esplorando quelli più o meno bene sopravvissuti o pervicacemente presidiati là dove nemmeno li si immaginerebbe celati.
A istigarci ora in questo stupore, soccorrono le suggestioni in vademecum di due intraprendenti esploratrici in avanscoperta tra giardini, corti, Orti, chiostri e ninfei. Spesso negletti, seppur magari sotto gli occhi, taluni riposti, non facili da praticare.
Nel loro Adagio per giardini. Passeggiate romane nel verde, Orme, pp. 240, € 17.50, Marta Salimei e Ida Tonini ci restituiscono una conoscenza distillata con passo attento in un paziente ricercare. In ricognizione di singolarità spesso anche eccentriche, pur sempre però da ricondurre allo specifico stratigrafico di una città come Roma dove tutto procede per debiti, sovrapposizioni, ibridazioni, anche nei giardini. Interpolando le soggettività in nove itinerari distribuiti tra colli e rioni. Itinerari da percorrere direttamente, completi di utili indicazioni pratiche, dalle associazioni cui rivolgersi per le visite, agli orari, ai programmi delle istituzioni cui far riferimento per approfittare di rare eccezionali aperture in occasione di particolari eventi. Itinerari suggeriti evidenziando volta a volta di quel variegato patrimonio, realizzazioni e modelli, convergere di esperienze artistiche e botanico naturalistiche.
Con un approccio che, oltre quel che più direttamente ci addita, induce all’attitudine di affilare lo sguardo, ci orienta all’attenzione. Per avanzare, adagio, imparando a leggere mentalmente come in un proprio pentagramma emozionale le note in partitura del verde, più o meno giardiniero, che sempre ci accompagna in città, ripercorrendone in anamnesi quotidiana una personale topografia interiore; che si tratti dell’infilata di archi rampanti della navata laterale che disegnano verso l’acqua del fiume i rami dei platani del lungotevere, come dell’imperlarsi di luce delle fioriture degli erigeron incuneati negli angoli delle lastre che ne rivestono gli argini; di quanto resta di verde in quota sui tracciati delle antiche mura cittadine, come del mirabile risolversi in raccordo di piani, quinte e prospettive nell’assediata Rotonda con palme e traffico che spartisce, al fondo di via Nazionale, quel Largo Magnanapoli, sorta di propaggine in fuoriuscita del sovrastante, per lo più inavvertito, giardino pensile di Villa Aldobrandini. Incastonata quest’ultima in singolare affaccio sulla città, al tramonto, come ci ricordano le autrici, ricca di fascino e preziose presenze botaniche.

Marta Salimei e Ida Tonini Adagio per giardini. Passeggiate romane nel verde, Orme, pp. 240, € 17.50, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica V, 5, Supplemento de Il Manifestodel 1° febbraio 2015