Le stagioni in giardino con Pejrone

Disposte sull’asse del ritornar delle stagioni, le note dal giardino messe in pagina in questo suo nuovo libro da Paolo Perone tra i decani della nostra architettura del giardino tradiscono, a sfogliarle in sequenza, come in una moviola accelerata, il riverbero di una profonda intimità con il linguaggio ispirato della natura, tradotto nella composta creatività di un distillato gusto giardiniero che quel linguaggio sa interpretare facendo i conti con tempi, luoghi e culture dove si dispiega.
Un giardino semplice, paolo pejrone einaudiQuelle di Un giardino semplice (Einaudi, pp. 193, € 16.00) sono considerazioni e esperienze trasmesse in elzeviro di quanto lì avviene dalla primavera all’inverno successivo, a segnare, temporalmente e per disposizioni di spazi, soglie e trait d’union, affermarsi e trascolorare di presenze e coreografie, vegetali e non. Un farsi almanacco di informazioni pratiche, suggestioni sul carattere e l’utilizzo delle piante in relazione alle loro esigenze (spiegandone provenienze e, per quelle via via esotiche, la vicenda storica dell’introduzione nei nostri giardini), illustrando le mode che le han traversate (il giardinaggio delle “seconde case” o il merito degli inglesi a mostrarci il valore giardiniero di presenze da noi fin lì consuete solo al di fuori, come cisti, lavande e rosmarini), i singolari “caratteri” delle piante e le simpatie che le vedono tra loro sociali.

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Giardino. Ricomposizione

Tornare al giardino è l’esito condensato in un essenziale trattatello tascabile delle riflessioni che da tempo Marco Martella svolge sul giardino come luogo di ricongiungimento, occasione e tramite di ricomposizione con una natura non ancora del tutto desacralizzata, dove ritrovare in un sentire primigenio che è fondamentalmente poetico un’appartenenza, il nostro stupore di fanciulli, il turbamento di innamorati (Ponte alle Grazie pp. 62, € 9.00). In questo suo disporsi sul terreno poietico s’avverte il procedere creativo del pensiero che, come in una sorta di mandala, ci avvolge per ricorsivi cerchi concentrici.   Tornare al giardino Marco MartellaCome già  nelle sue altre esplorazioni: dalla fucina della rivista Jardins con titoli monografici come genius loci, re-incanto, tempo, ombra, cura, soglia , all’invenzione, nel ben congegnato meccanismo narrativo del “volumetto ritrovato”, di quel Giardino perduto circolato clandestinamente in poche migliaia di copie dal 1912, così ricco di inattuali, anticipatrici considerazioni e però inesistente come l’autore, Jorn de Précy , per proseguire poi nel viaggio iniziatico per Giardini in tempo di guerra narrato da un altro eteronimo autore della rivista cui Martella presta la voce, il poeta e critico bosniaco Teodor Cerić (sempre per Ponte alle Grazie). Leggi tutto “Giardino. Ricomposizione”

Presentazione di Tornare al giardino di Marco Martella –Aula magna Facoltà di Architettura, Piazza Borghese 9 Roma, 28 aprile 2016

Tornare al giardino, il libro di Marco Martella è un libro poetico, nel senso che però riflette e si pone su un terreno che è quello dell’agire poetico, la poiesis (distinta dalla poesia come l’esser filosofi è diverso dal vivere filosoficamente).
E se, secondo l’affermazione di un poeta, Mario Luzi, un titolo è quasi sempre un mantra, qualcosa di misterioso che viene da molto lontano, Tornare al giardino si riconnette con Il giardino perduto (titolo originale del trattato-manifesto di Jorn de Precy – sempre alias Marco Martella[1].

È un giardino smarrito piuttosto che perduto. Perché anche se in exergo Penone dice che il bello di perdersi nel labirinto dei giardini è non ritrovarsi, il libro di Martella sembrerebbe invece se non una mappa dove trovare riferimenti precisi per orientarsi, una metodologia in miniatura per farsi cartografi del proprio ritrovarsi.

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Giardini da romanzo

Giardini di carta_Vìride Andrea Di Salvo

Sono state spesso e variamente indagate le molteplici relazioni che nel mondo dell’arte, dalla letteratura, alla pittura, al 

cinema, vedono il giardino come perno di un gioco di mutue rifrazioni, ora fonte di ispirazione – diretta o indiretta –, ora momento di proiezione dell’immaginario, con ruolo di protagonista, componente scenica, occasione narrativa, sintesi simbolica. Si tratta adesso della funzione dei giardini nella letteratura francese o, come precisa Évelyne Bloch-Dano, autrice di Giardini di carta, di una personale storia letteraria dei giardini nei romanzi di importanti autori francesi che, nel perimetro del sottotitolo, va Da Rousseau a Modiano, passando per Proust, Gide, Colette, Duras … (Add editore, trad. Sara Prencipe, pp. 222, € 16.00). Leggi tutto “Giardini da romanzo”

Il gusto aspro del paesaggio

Stenta ancora ad affermarsi nel senso comune l’evidenza che quella complessa molteplicità di relazioni che chiamiamo paesaggio (variabili naturali, culture materiali, proiezioni mentali) non sia soltanto un lascito del lavoro e della sapienza delle generazioni precedenti, quanto piuttosto l’esito in divenire della nostra capacità di reinterpretarlo creativamente. Aggiungendovi ogni giorno il protagonismo contraddittorio delle nostre tante attualità. Eppure, questa consapevolezza comincia talvolta a farsi condivisa, fino alla presa di parola e di responsabilità da parte delle comunità dei luoghi. E ciò va insieme al progressivo diffondersi di una cultura del “paesaggio vissuto” fatta di educazione continua dello sguardo e dei sensi, delle emozioni e dei saperi, ma anche di formazione e divulgazione, del convergere di conoscenze ultradisciplinari, imperniate su una visione strategica e un’articolata metodologia progettuale. Leggi tutto “Il gusto aspro del paesaggio”

Antiche rose neopop

A conferma del ruolo che spesso si attribuisce alla rosa, di rappresentare e replicare in metafora la varietà di bellezze e asperità che del mondo sperimentiamo, l’elenco in exergo di ognuna delle sezioni in cui si articola la collezione di Rose perdute e ritrovate illustrata da Carlo Pagani e Mimma Pallavicini per le Edizioni Pendragon (pp. 215, € 15.00) suona come l’appello degli allievi di una variopinta classe multietnica.
Si va dalla pimpinellifolia Persian Yellow, selvatica a fiore stradoppio, con le grandi spine nerastre, alla gallica versicolor, variegata con fiori di diversi colori mescolati, cremisi, bianchi … e dalle deliziose bacche aranciate in autunno; dalla muscosa Japonica dove il profumo che emana dalla fitta peluria, i tomenti lungo i fusti, precede addirittura la fioritura, alla chinensis Mutabilis con fiori semplici color giallo miele tendente all’arancio che, per definizione, col passare dei giorni virano al rosa e quindi al rosso cremisi; alla rugosa Blanc Double de Coubert dal delicato persistente profumo anche notturno…Rose perdute_Vìride Andrea DI Salvo
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Medioevo nostro paesaggio

I paesaggi dell'Italia medievale di Riccardo RaoUna lettura sul lungo periodo come quella imposta dalla scansione stessa di Medioevo è un esercizio quanto mai utile a cogliere i caratteri originali e gli snodi del filo rosso tra passato e presente che si rivela per molti tratti ancora ben leggibile in quella pluralità de I paesaggi dell’Italia medievale raccontati oggi dallo storico Riccardo Rao in una sintesi che mancava. Dove convergono studi settoriali e diversi approcci disciplinari, dall’Ecologia storica alla Nuova geografia culturale, all’indagine archeologica, contemperando suggestioni e metodologie e attualizzando gli esiti interpretativi del più recente dibattito storiografico (Carocci editore, pp. 274, € 22). E dove poi come chiave di lettura sottesa all’analisi dei paesaggi della penisola se ne identifica – certo con le differenti modalità che ne caratterizzano gli sviluppi al Centro Nord e nel Sud – la matrice “collettiva”, agita specialmente su base “locale”. Da collocarsi sotto il segno di un incessante dinamismo e di una fluidità che continuamente riconfigurano ruoli, contorni e fasi della dialettica tra modelli insediativi, con la forte compenetrazione di spazi coltivati e costruiti; dinamiche di utilizzo delle risorse; protagonismi dei soggetti sociali, urbani e rurali, nel loro declinarsi sia in termini di rapporti di forza, che di ragioni e rappresentazioni mentali.

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Il paesaggio come sfida. 3-4 marzo 2016. Università la Sapienza, Facoltà di architettura, Aula Magna di Piazza Borghese

Presagi di paesaggio in atto

Un doppio paradosso sembra oggi investire il destino attuativo del concetto di paesaggio. Che nell’affollamento di pareri e veti incrociati che ne investono il ruolo, o per ipertrofia di aspettative di supplenza in esso riposte rischia, aspettando Godot, di marcare a vuoto il passo e di ridursi a immobile autocontemplazione. O di funzionare, invece, da nave corsara, concorrendo nel mentre a disegnare inedite cartografie di presumibili paesaggi in corsa.

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