Massimo Venturi Ferriolo, infinito simbolico del giardino

Con un andamento avvolgente che si dipana in una sorta di musicale scriptio continua del pensiero, disponendo concetti e argomentazioni per poi tornare a tesserli, muove ora sul tema di una filosofia di paesaggio intesa a trasformare in giardino il mondo il volumetto di Massimo Venturi Ferriolo, distillando un lungo e fecondo percorso di analisi e riflessione, a cavallo tra filologia, filosofia, storia delle religioni e delle idee, mitologia, storia sociale, antropologia.

Per proiettarsi oltre, nel senso più ampio dell’avverbio, dell’espressione altrimenti ubiqua del titolo: Oltre il giardino (Einaudi, pp. 125, € 12.00).

Partendo dal suo farsi figura e potente metafora. Figura ispiratrice, piuttosto che non forma realizzata, e quantunque sempre in relazione condivisa e in perenne divenire. Metafora prospettica di un’aspirazione di ricongiungimento, di leggibilità, di ricomposizione della trama unitaria di un cosmo che includa tutte le voci delle molteplici forme del vivente. Oltre, quindi, la frantumazione della totalità di natura e cultura e nel senso di un suo recupero; oltre e per il superamento di una fin qui strutturante lettura oppositiva, intrinseca alla posizione egocentrica del dominio cartesiano.

In un’attitudine tanto più urgente oggi, di fronte alle conseguenze di un indiscriminato sfruttamento delle risorse, con l’evidenza del nesso di causalità che stringe povertà e sofferenze del pianeta, occorre sperimentare relazioni nella prospettiva unitaria del giardino, che con la sua capacità di intermediazione e incontro è versato alla diversità.

E, sempre per ritrovarli poi in questa stringente attualità, Venturi Ferriolo richiama nell’infinito simbolico del giardino, l’antica figura di quello mediterraneo, dove si riflette il legame tra grande madre e i processi della conoscenza, l’ideale botanico della tolleranza vegetale, le risonanze tra corpo umano e giardino, microcosmo e macrocosmo, tra forme libere o geometriche come immagine politica della democrazia o della tirannide, il desiderio infinito del giardino romantico, …

Distante da ogni idealizzazione romantica delle origini, come anche oltre il marketing dell’economia verde, l’invito è allora a un’etica (a un fare eco-etico), a una politica di Alternativa ambiente, alle suggestioni fattesi norma nel costituzionalismo ecologista latinoamericano di Ecuador e Bolivia, che aprendo al multinaturalismo e alle molteplici visioni della natura presenti nelle diverse cosmologie, prospettano come fatto costitutivo pari dignità e relazione.

Questa filosofia, che pure pone al centro la forza estetica del giardino legata alla contemplazione, per un godimento disinteressato opposto al consumo, contro l’utilitarismo distruttivo, è per Venturi Ferriolo una filosofia dell’azione per abitare la trasformazione dei paesaggi nell’incessante divenire di elementi e persone. Che fa del giardino un principio di responsabilità, nell’aspirazione a un luogo del possibile – buon luogo che alberghi buona vita come diritto universale –, un’eutopia del riconoscimento e, oltre l’identità, della relazione.

Massimo Venturi Ferriolo, Oltre il giardino, Einaudi, pp. 125, € 12.00, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica IX, 26, Supplemento de Il Manifesto del 30 giugno 2019