AIAPP. Paesaggismo proteiforme

Certo si corre il rischio della vertigine da catalogo a percorrere le oltre 300 pagine schede messe insieme a cura di Anna Letizia Monti e Paolo Villa nel volume puzzle Architettura del paesaggio in Italia (Logos, pp. 379, € 34,95) inseguendo l’aspirazione a testimoniare la polifonia del lavorio degli associati di quella strana consorteria di specialisti riuniti nell’Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio (Aiapp, con due p). Esito di premesse lontane – la fondazione a Roma nel 1950 ad opera dei primi sostenitori dell’opportunità dell’affermarsi anche per l’Italia di specifiche figure professionali destinate a presidiare quel mutevole universo di relazioni che è il paesaggio – e di un processo che vede un suo scarto e un consolidarsi a partire dagli anni ’80 – nel segno della divulgazione, della formazione, del confronto delle esperienze –, è ora un bel pezzo di storia recente dell’attenzione per il paesaggio quello che ci si presenta dalle pagine del volume.  Facciate fittamente illustrate di foto e progetti dove si affrontano per ciascuno dei protagonisti, senza troppe gerarchie, famosi e meno, di molta o novella esperienza, le biografie culturali, le provenienze geografiche, le variegate formazioni ed esperienze sul campo e le svariate poetiche sintetizzate nel progetto con cui ciascuno ha deciso di illustrare il proprio modo di porsi e operare. L’articolazione in sei sezioni tematiche che tentano di ordinare la varietà degli interventi proposti, rinvia alla proteiforme vastità degli ambiti di intervento. Dalla grande scala dove Progettare le trasformazioni ai Giardini dell’abitare, da una rinnovata consapevole attenzione per il giardino storico che coniughi “conservazione ma anche invenzione e sperimentazione”, al disegno di Nuovi paesaggi e Paesaggi per la città e a tutto quanto confluisce nel Progettare a tema. Una girandola, come a dire, dal verde nelle infrastrutture al parco agricolo, dai piani di tutela al boscoincittà, fino alla reinvenzione di luoghi, dal giardino per l’università come a quello per la terza età, dal verde per alberghi a quello sportivo, dai giardini terapeutici a quelli di rappresentanza, ai parchi tematici, villaggi vacanza,. Se si ha talvolta la sensazione di dissonanze eccessive tra orizzonti, ambiti troppo distanti per poter essere condivisi, fare cartello, quel che nel suo insieme si profila in questo catalogo dei paesaggisti del paesaggio, certo non l’unico possibile,  è il fermo fotogramma ad oggi di un processo di continua messa a punto di un linguaggio comune pur tra sensibilità, culture, formazioni, approcci che restano diversi. Un linguaggio che, oltre i gerghi delle appartenenze, dove il bagaglio di strumenti di analisi, conoscenze tecniche, normative specifiche, rischia di finire via via sempre più formalizzato e settorializzato sulla base delle esigenze del mestiere e della specializzazione del mercato, risulta anzi incessantemente vivificato proprio della necessaria molteplicità e intersezione di saperi ultradisciplinari che lì convergono.

[D’altri tempi, si dirà, e d’altro impianto e ben diversa focale – il giardino –, merita brevemente segnalare quell’altro fondamentale strumento di ricerca che è la raccolta di 1500 profili biografici, minori inclusi, che è l’Atlante del giardino italiano 1750-1940. Dizionario biografico di architetti, giardinieri, botanici, committenti, letterati e altri protagonisti, a cura di Vincenzo Cazzato, 2 voll., pp. 1158, Istituto poligrafico e zecca dello stato, 2009, € 100.000, “ideale viaggio attraverso le regioni d’Italia” promosso dall’Ufficio studi del Ministero per i beni e le attività culturali]

Architettura del paesaggio in Italia, a cura di Anna Letizia Monti e Paolo Villa, Logos, pp. 379, € 34,95, recensito da Andrea Di Salvo su Alias  della Domenica 16, Supplemento de Il Manifesto del 22 aprile 2012