Il giardiniere che parla latino

Eccezion fatta per chi davvero la pratica per professione, la nobile attività del giardiniere – all’incrocio di così diverse e molteplici competenze settoriali eppure al contempo sintesi di intuito e sensibilità affinate nell’esperienza – è per tutti gli altri piuttosto una disposizione d’animo in atto, trasversale alle più diverse latitudini, età anagrafiche, appartenenze di genere, alle esperienze culturali e esistenziali di chi tale disposizione  indossa e ospita come una seconda natura.
Parte significativa del piacere di questa condizione a un tempo pratica e dello spirito è nella continua interazione tra conoscenza delle costanti, delle regole e delle ragioni che sottendono il dispiegarsi della vita in natura (e perciò anche, con le debite distinzioni, in giardino) e il nostro relazionarci (in giardino) con essa.

Una serie di strumenti teorici, repertori, compilazioni, esito di una manualistica – perlopiù di tradizione anglosassone – e di una divulgazione attenta a un pubblico di appassionati non necessariamente specialisti, ci accompagna in questo andirivieni tra conoscenza essenziale delle regole e riscontro delle ricadute nella pratica, puntellando lo sviluppo incrementale di acquisizione teorica e concreta presa di consapevolezza. Sono disponibili ora anche in italiano, per una lettura o consultazione persino intrecciata, i due volumi “per giardinieri” localizzati per i tipi di Guido Tommasi editore: quello di Geoff Hodge, Botanica per giardinieri. L’arte e la scienza del giardinaggio spiegate e raccontate, edizione italiana a cura di Filippo Pizzoni, pp. 224, € 24.90 e Latino per giardinieri. Oltre 3.000 nomi di piante spiegati e raccontati, di Lorraine Harrison (sempre pp. 224, € 24.90), entrambi corredati di eleganti tavole a colori e diagrammi tecnici, box di approfondimento, brevi narrazioni,  ritratti di piante a partire da quel che evocano i loro nomi scientifici in latino, profili biografici di botanici e illustratori, suggestioni e risvolti applicativi.

Così, per la botanica, le acquisizioni disciplinari strette altrimenti, come oggi spesso avviene, negli interessi e nei gerghi settoriali della specializzazione più spinta, si ritrovano declinate per un pubblico e per usi specifici. Una breve storia della botanica, da Teofrasto a Dioscoride, agli erbari, all’anatomia vegetale consentita dall’invenzione del microscopio, al linneiano sistema di classificazione binomiale e relative convenzioni grafiche, a Darwin e ai temi delle più recenti ricerche di confine – le ancora poco note modalità di percepire delle piante e di relazionarsi con l’ambiente che le circonda –, si intercala alle spiegazioni dei meccanismi della riproduzione sessuale, nonché delle potenzialità di quella vegetativa, confermando il giardiniere nelle molteplici opportunità che ha di mantenere o variare caratteristiche particolari delle piante, interessanti dal punto di vista orticolo. Mentre la disamina delle tappe evolutive del Regno vegetale, il racconto del succedersi dei protagonisti e della competizione a staffetta fino al perfezionarsi del fiore, introduce a un poetico capitolo sulla Morfologia della gemma (senza scomodare Goethe), per soffermarsi poi sulle inventive strategie messe in atto per la dispersione dei semi, fino a riflessioni giardiniere sul potare come momento di incontro tra arte e scienza o ai risvolti estetici di alcune virosi, come per i tulipani alcune “fiammature” o scolorimenti, amati da secoli e ricercati in seguito con incroci selettivi.

A ogni dubbio, si finisce per consultare gli oltre 3.000 termini del Latino per giardinieri dei nomi scientifici delle piante. Dove, di rimando in rimando, si legge la trama degli universi di riferimento cui rinviano. Nomi che illustrano i contesti di provenienza – dalla Toscana del Crocus etruscus alla Siberia dell’Iris sibirica, al peregrinus che oltreché esotico e forestiero può però indicare il carattere specifico di una pianta che si propaga come l’Erigeron peregrinus – e quindi gli habitat, dai boschi dell’Anemone nemorosa alle rocce dell’Aurinia saxatilis, alle nuvole della Salvia nubicola, che fa così riferimento alla sua presenza ad alta quota.

Altre nomenclature avvertono invece di alcuni effetti delle piante, come la nocività dell’Anthiares toxicaria, la sonnolenza indotta da Papaver somniferum; oppure testimoniano usi e attività distintive, come per Sapindus saponaria, Bambusa textilis, Genista tinctoria, Seseli gummiferum, ma anche, per sottrazione, sanzionano l’inutilizzabilità di una pianta (Salsola futilis) o celebrano qualità impalpabili come nel caso del Cynoglossum amabilis, della Fritillaria imperialis o del Laurus nobilis. Ma il richiamo volta a volta evidenziato nei nomi è specialmente riferito a caratteristiche fisiche in un ventaglio di forme, portamenti, strutture anatomiche, dall’Acer palmatum alla Genista sagittalis, dalle tre spine della Gleditsia triacanthos allo stelo flessibile dello Strobilanthes flexicaulis. Con una forte connotazione in termini di fragranze e, soprattutto, colori: dal giallo puro del Crocus flavus, alle strisce del Pleioblastus viridistriatus, dal rosso del Prunus rufa al blu verdastro del Ferocactus glaucescens; e frequenti riferimenti a rassomiglianze con oggetti – le monete della Lysimachia nummularia o il tirso, l’antico bastone rituale, del Ceanothus  thyrsiflorus –, animali – il porcospino evocato dal Dyanthus erinaceus, il guscio di testuggine del Durio testudinarius, la coda di cavallo della Russelia equisetiformis o le piume di struzzo della Matteuccia struthiopteris – e, in un rincorrersi di somiglianze nello stesso regno, altri più noti compagni vegetali… l’erica per l’Aster ericoide, il salice per la Magnolia salicifolia.

Geoff Hodge, Botanica per giardinieri. L’arte e la scienza del giardinaggio spiegate e raccontate, edizione italiana a cura di Filippo Pizzoni, Guido Tommasi editore, pp. 224, € 24.90, e Lorraine Harrison, Latino per giardinieri. Oltre 3.000 nomi di piante spiegati e raccontati, Guido Tommasi editore, pp. 224, € 24.90, recensiti da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica V, 14, Supplemento de Il Manifesto del 5 aprile 2015