In missione dai vivai di Kew Garden


In un mondo affetto da generalizzata “cecità vegetale”, quella che oscura l’evidenza che sul pianeta la vita dipende interamente dalle piante mentre a ritmi forsennati procede la loro distruzione, ben venga ogni singolo operare che muova nel senso della conservazione e salvaguardia della biodiversità, che induca una sensibilità nuova, di rispetto dei diritti del vivente e delle piante.

Che è poi quanto capillarmente, tra gli altri, fanno una serie di istituzioni come gli orti botanici, in primis i Royal Botanic Gardens di Kew, vicino Londra, dove dal XIX secolo si conserva il bottino botanico dell’Impero e dove, dismessi il colonialismo delle origini e la disinvoltura corsara dei primi cacciatori di piante, si vanno moltiplicando erbari, coltivando collezioni vive, conservando semi, raccolti ovunque nel quadro di progetti come la Millennium Seed Bank.

Oramai oltre l’eurocentrismo d’antan dell’orticoltura botanica, gli emissari di Kew operano per ogni dove raccogliendo e riproducendo piante, con riguardo specialmente per quelle molte a rischio di estinzione lì dove ne vengono devastati gli habitat.

Con un’attenzione crescente alla tutela e al ripristino di ecosistemi nei vari continenti si approntano così programmi di conservazione, si istituiscono vivai locali insegnando a praticare l’arte della potatura o forme di propagazione. Avvalendosi delle più recenti tecnologie ma anche entrando in relazione con le sopravvivenze del sapere indigeno, si mira a coinvolgere le popolazioni, i bambini, verso un’agricoltura sostenibile, dove l’uso della vegetazione nativa concorra a proteggere e sostenere gli ecosistemi a rischio.

Intesa come tassello di una campagna di comunicazione e coinvolgimento su questo operare esce ora l’autobiografia di viaggi, incontri e avventure scientifiche di Carlos Magdalena, botanico globetrotter e orticoltore sui generis del vivaio tropicale di Kew. Che, con lo pseudonimo per il quale non son mancate (auto)ironie, firma Il Messia delle piante. Alla ricerca delle specie più rare del mondo, traduzione di Laura Calosso, Aboca Edizioni, pp. 272, € 18,00.

Un resoconto di dilemmi botanici e tentativi volti a scoprire il codice di funzionamento della riproduzione di piante a rischio. Dalla Ramosmania dell’isola di Rodrigues al largo del Madagascar, alla ninfea africana che cresce solo nelle sorgenti termali, alla Lobelia vagans fortunosamente riprodotta grazie a pochi semi rimasti incollati a una busta.

Con entusiasmo contagioso si procede per via di ricerche, riuscite e insuccessi, dalle foreste secche sulla costa pacifica del Perù settentrionale alle regioni amazzoniche della Bolivia, dalle isole dell’Oceano indiano ai billabong australiani.

Se ogni anno si scoprono duemila nuove specie, ma una su cinque è a rischio di estinzione, ciascuno può partecipare all’immane impresa del salvataggio di quelle che crescono vicino casa, magari coltivando a scopo ornamentale nel proprio giardino piante estinte in natura, come il messicano Cosmos atrosanguineus, al sentore di cioccolato, che da cento anni sopravvive così soltanto tramite propagazione vegetativa.

Carlos Magdalena, Il Messia delle piante. Alla ricerca delle specie più rare del mondo, traduzione di Laura Calosso, Aboca Edizioni, pp. 272, € 18,00, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica IX, 32, Supplemento de Il Manifesto del 15 settembre 2019