Orti botanici presidio di biodiversità

Nella collana de il Mulino Ritrovare l’Italia, che di volta in volta ci invita ad andar per abbazie, città sepolte, caffè storici (ma anche per luoghi di confino, o … del ’68), è ora il turno per restituire la mappa del patrimonio delle diverse decine di quei condensati di incanto e scienza, memorie e avventure, innesco e disseminazione di conoscenze nelle relazioni tra uomini e piante che sono gli orti botanici.

Nati in stretta connessione con le università, come luoghi di supporto alle professioni mediche dove ospitare e conoscere dal vivo le specie vegetali utilizzate nella farmacopea, con l’affermarsi della botanica come scienza a sé diventano assieme strumento di supporto al rinnovato anelito classificatorio del vivente e custodi del bottino delle spedizioni e delle scoperte dei cacciatori di piante nei nuovi continenti tra XVI e XIX secolo, sempre all’incrocio di una complessiva acclimatazione di costumi (ornamentali) e usi (materiali) delle piante nel quadro di un articolato gioco di interessi economici e geopolitici per l’utilizzo delle specie “utili”.

Motivo spesso di prestigio e di vanto per istituzioni e comunità promotrici, per quanto sempre a rischio in un’esistenza che viaggia tra trasferimenti, abbandoni e ristrutturazioni, gli orti botanici punteggiano orami da secoli la vita delle nostre città e ne accompagnano la vicenda. Almeno a partire da quando, nel 1545, viene inaugurato l’orto botanico di Padova, il più antico del mondo ancora nel suo luogo di fondazione (altrimenti, Pisa poco prima). Ancor più, dal momento delle prime aperture al pubblico e in osmosi con il territorio del quale spesso illustrano flora e endemismi.

Nel suo impianto descrittivo, Andare per orti botanici, per la penna di Manlio Speciale, botanico e curatore di quello di Palermo e Alessandra Viola, sempre intrigante divulgatrice scientifica (pp. 145, € 12,00), si presenta, come una guida efficace che di questa vicenda illustra ragioni condivise e singolarità da non perdere.

Oltre l’elenco delle specie e delle collezioni custodite, gli esemplari rilevanti per rarità ed età, le testimonianze di visitatori illustri, la lezione estetica, seppur nel travestimento della sistematica, si ripercorrono protagonismi (umani e vegetali) ed episodi salienti. Evidenziando come per ciascuno di questi poliformi protagonisti dalle molte funzioni – sperimentatori e divulgatori di ordinati saperi e nuove estetiche (assieme laboratorio, aula, museo vivente) –, si aggiunga, a fronte delle sempre maggiori urgenze della crisi ecologica, il ruolo sostanziale di presidio di biodiversità.

Manlio Speciale, botanico e Alessandra Viola Andare per orti botanici, il Mulino, Ritrovare l’Italia, pp. 145, € 12,00, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica XI, 28, Supplemento de Il Manifesto dell’18 luglio 2021