Per ritracciare un’ecologia della riconciliazione

C’è un altro modo di abitare quella natura che, almeno in Occidente, l’umano ha spesso ridotto a materia, oggetto inerte, sfondo per le proprie attività, ponendosi fuori e al di sopra di essa, autoescludendosi dalle comunità biotiche.

È una sorta di neonaturalismo che riserva invece una diversa attenzione al paesaggio animale e alle società dei vegetali, alla microfauna cosmopolita, alle alleanze di batteri e radici e prospetta una maniera rinnovata di interessarsi al vivente, seguendone le tracce per ricostruire abitudini e prospettive, per indagare l’arte di abitare degli altri esseri viventi, ponendo l’attenzione sulle relazioni piuttosto sugli esseri.

Si tratta perlopiù di tracce lievi (solo le nostre abitudini animali trasformano significativamente i paesaggi), indizi, come i percorsi che collegano punti dove bere, nidificare, riposare, visuali, aree di gioco, o dei rituali di accoppiamento.

E seguire queste tracce significa, nella prospettiva del filosofo e naturalista per diletto Baptiste Morizot ripercorrere Sulla pista animale un’antichissima attitudine, affinata nell’evoluzione (Nottetempo, pp. 259, € 19, per la traduzione di Alessandro Lucera e Alessandro Palmieri). Nel tentativo di operare quel decentramento che permette di assumere il punto di vista di coloro che vengono tracciati, per riuscire a diventare sensibili ai quei loro usi e costumi, capirne le intenzioni, in uno stato – malgrado l’irriducibilità tra noi – di indistinzione momentanea tra essere umano e l’altro, in una sorta d’intelligenza empatica, dai tratti di un’esperienza metamorfica. 

Cai Guo-Qiang, Head On

Si rintraccerebbero così, anche, alcune matrici comportamentali, cognitive e emozionali, che abbiamo in comune con svariati esseri viventi con cui abbiamo condiviso condizioni ecologiche di vita durante l’evoluzione. Ancestralità animali, tracce di quel che siamo stati, pur nei cambiamenti d’uso e funzioni delle eredità biologiche. Nell’ipotesi che sotto gli effetti delle pressioni di selezione su scala evolutiva che lo hanno riguardato il tracciamento abbia concorso all’origine di alcune attitudini intellettuali e quindi di una parte delle capacità del pensiero umano,

Animale combinatorio che, da primate a lungo frugivoro raccoglitore – che vaga instancabilmente con le sue attitudini a memorizzare e le capacità di generalizzare per induzione una proprietà, ma sprovvisto di un olfatto rilevante – è stato indotto con lo spostamento da un ecosistema forestale africano a quello della savana a farsi onnivoro a dominante carnivora e con la caccia di persistenza a stimolare l’occhio che vede l’invisibile attivando quello della mente per non perdere la pista.

È nella capacità di formulare e risolvere problemi “frequentando paesaggi assenti”, ricostruiti al proprio interno che avrebbe preso forma il pensiero astratto.

Grotta di Chauvet, Ardèche

Nella nostra identità cognitiva si compongono così le attitudini comportamentali del cacciatore-raccoglitore alla lettura di segni e all’indagine, all’interpretazione della traccia, l’estrapolazione da queste di una storia, la sospensione del giudizio, l’attesa necessaria a immaginare, confermare e confutare previsioni e, per via di convergenze evolutive, la pazienza condivisa con la pantera, quella del capriolo che discrimina il suo cibo, dell’orso sperimentatore per assaggi, del lupo esploratore di nuovi ambienti.

Ma con il sopravvenire della domesticazione e dell’agricoltura del Neolitico, le competenze del tracciamento speculativo, dissociate dall’urgenza della predazione, e il conseguente allentarsi della pressione per selezione finiscono per dirottarsi verso utilizzi diversi e inediti (exattamento). Particolari forme di attenzione gratuita, fino al senso dell’indagare che si dimentica perfino del suo oggetto, per attivare un circuito che esaudisce in sé il piacere e la gioia della ricerca o la dimensione sociale di competenze che prefigurerebbero l’origine della ragione collettiva e della cosa pubblica.

Ripercorrendo le piste di un’intelligenza di grande sensibilità ecologica (che perlopiù abbiamo lasciato da parte), nel tracciamento, filosoficamente arricchito, di Morizot si potranno altresì ricercare in un contesto etologico reso meno indecifrabile l’invenzione di forme migliori di relazione con gli altri esseri viventi, e un modo diverso per pensare la loro alterità. Riattivando alleanze, in una “ecologia della riconciliazione” verso una coabitazione tra specie differenti che, per via d’intelligenza, immaginazione e la padronanza di un’etichetta del selvatico, si dota di una vera e propria interminabile diplomazia.

Baptiste Morizot, Sulla pista animale, Nottetempo, pp. 259, € 19, traduzione di Alessandro Lucera e Alessandro Palmieri, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica XI, 36, Supplemento de Il Manifesto del 3 ottobre 2021