
Nel bagaglio di invenzioni che ogni creatore di giardini porta con sé pronto a tradurle nelle proprie realizzazioni viaggiano ben assortite predilezioni e idiosincrasie, aspirazioni e pregiudizi, stratigrafie d’incontri ed esperienze attraversate. Ci son poi i vari modi nel raccontarle, porgendole come esperienza da condividere sul filo delle stagioni o, più normativamente, proponendo convinzioni e soluzioni per temi rilevanti, magari in assortimento di elzeviri. Oppure, tutto assieme. Come nel suo Giardini come me. Guida per il creatore di giardini, fa Isabella Casali di Monticelli, paesaggista per mestiere e già collaboratrice della seminale rubrica Il pollice verde pubblicata da metà anni 70 sull’Espresso a firma di Ippolito pizzetti. Con lo scotto di doversi misurare con l’amalgama felice di asprezza critica e ironia di un tale maestro, sempre foriero però di giocose, sorprendenti soluzioni compositive, l’autrice ne ripercorre a tratti l’insegnamento. Dal disegno del sentiero, che si fa sul posto e non al computer, dove il rischio è smarrire proporzioni e scala, all’attenzione al cambio di scena ritmato dagli alberi spoglianti, protagonisti di quella in quattro atti in un giardino che sempre evolve.
Nel camminare per paesaggi che restituiscono la ricchezza del contesto d’origine delle piante – gli oleandri cresciuti nei letti dei fiumi secchi estate – e contaminano di suggestioni le mille nature e i giardini in prestito che ci additano, si apprende l’idioma silenzioso delle piante. Nella passione per le rocce affioranti, le suggestioni per un elemento che nelle trasposizioni storiche oscilla dalla trama architettonica, ai giardini di ghiaia, ai rock garden.

Mentre, a saper leggere in libri e giardini, risaltano le ragioni compositive dei vuoti da prevedersi nel progetto, il saper affiancare le piante associando il bello dei dettagli e quello d’insieme del colpo d’occhio, il ruolo prezioso delle varietà di marroni dei tronchi, così diversi per fisionomia, impalcature, geometrie nel gioco delle venature della corteccia. E nei contrasti di luce delle foglie – quelle grandi, verde chiaro, dell’ortensia quercifolia con sullo sfondo le piccole, dalle nervature in rilievo, del carpino.
Con accenti severi, l’autrice lamenta la necessità di un’educazione al verde dell’italiano medio, per cui il giardinaggio ancora perlopiù significa fatica o tempo perso e nel miglior caso, appariscenza di fioriture; il “velleitarismo – dice – di paesaggisti dove il grano vien messo in recinti o le vigne hanno forme eccentriche”; fino a disvelare l’equivoco di una presunta siepe mista mediterranea.
Alla predilezione per i piccoli fiori, dallepratoline alle violette, alissi profumati di miele e anemoni, si associa quella per il bianco, con l’eleganza discreta di un non colore da usare mescolandolo con altri tenui, evocando giardini lunari da ammirare a tarda sera.
Presenze discrete, da compagni d’avventura, disegnano costellazioni di riferimenti: la lettura trasversale, per via di proprietà curative delle erbe coltivate nei chiostri, studiate dalla monaca Ildegarda di Bingen; la vicenda del reverendo Joseph Hardwick Pemberton che in età vittoriana da ibridatore per diletto realizza ben 69 nuove varietà di rose, simili nell’aspetto a quelle antiche, ma caratterizzate dalla rifiorenza delle moderne; l’eco dei profumi delle rose damascene raccolte sull’Atlante, in Marocco e quella degli aromi delle piante a foglia grigia o argentata, che significano luce intensa, su terreni poveri e calcari; l’autoritratto del 1493, con fior di eringio tra le mani, di un giovane Albrecht Dürer.
Su tutto, l’incrocio di pratiche e saperi, il ricavar per differenza spazi e occasioni a quanto condivide la vita del giardino – l’orizzonte dei cieli, il frinire dei grilli, l’impennarsi dei profumi, le vie dell’acqua che scorre o gocciola –, il rituale dei saluti per ritorni circolari, dell’annaffiatura.
Isabella Casali di Monticelli, Giardini come me. Guida per il creatore di giardini, pp. 215, euro 16,00, La Lepre Edizioni, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica XIV, 22, Supplemento de Il Manifesto del 15 giugno 2025