Il pantheon appassionato della Dandini

Opera d’esordio dell’autrice di fortunati programmi di satira televisiva, Serena Dandini, qui in veste di appassionata del verde, Dai diamanti non nasce niente. Storie di vita e di giardini, Rizzoli, pp. 330, Є 19, è una ben congegnata rassegna del prezioso letame dal quale nascono i fiori. E se il titolo intende rendere omaggio al De André giardiniere ben oltre la sua Via del Campo, fin nella copertina-collage, che ricorda fondamentali vinili, il volume preannuncia il suo impianto: una lettura affatto personale del verde ottenuta per sommatoria di suggestioni, riferimenti, esperienze. Un pantheon dove si affollano temi e protagonisti di una vulgata giardinicola che tutto include. Una panoramica che sbalza in un ininterrotto primo piano sequenza riferimenti al paradiso perduto come ai labirinti o ai giardini babilonesi, all’arte topiaria piuttosto che ai teatri di verzura o alla tulipanomania nell’Olanda del 600. Senza trascurare le pareti verdi verticali di Patrick Blanc o le valenze terapeutiche, educative e rieducative dell’orto, da quello coltivato nei lunghi anni di carcere da Nelson Mandela fino alle produttive esperienze di reintegrazione giardiniera e vivaistica avviate alla Cascina del carcere di Bollate da Susanna Magistretti. Giustapposte nel collage si affollano le consuete figurine degli illustri a vario titolo toccati o travolti dalla passione del giardino: ispirati e ispiratori, transfughi, maestri. Una lobby preterintenzionale da Hermann Hesse a George Sand, da Gertude Jekyll a Emily Dickinson, a Vita Sackville-West con Virginia Woolf. Folta la schiera di pittori, da Monet a Cézanne, fino ai “giardini” di Paul Klee. Libereso, giardiniere di Calvino (padre), in continuità ideale con i Guerrilla gardeners e le loro bombe di semi, il paesaggista Gilles Clément, filosofo del Terzo paesaggio e del Giardino planetario. Citazioni, appunti, ritagli di giornale, evocazioni di film, canzoni. Dichiaratamente, niente a che pretendere rispetto ad un’estetica del giardino, ma episodi affiancati a quelli di un diario che restituisce esperienze dirette di incontri con luoghi e piante, giardinieri e vivaisti di ricerca. Un’esuberante messe di spunti con l’evidente rischio del catalogo. E se la notorietà televisiva dell’autrice porterà questo libro a circolare ben oltre la cerchia degli appassionati consapevoli (cui forse non è in primis destinato), per chi sarà contagiato dalla foga, dalla passione, da un andamento insistentemente ammiccante e leggero, varrà comunque come avvertenza per l’uso l’arguzia dell’autrice che nelle sue pagine intreccia parole d’ordine di una sensibilità esistenziale e culturale per il giardino e il paesaggio (talento dello sguardo, sentimento della cura, pazienza da associarsi a sperimentazione in una visione prospettica, capacità di cogliere gli spunti del paesaggio culturale) con l’etica e i temi di un vivere civile responsabile, che con la nostra passione giardiniera ci porti (parafrasando) ad alzare lo sguardo dal privato balcone per prenderci cura del mondo dove viviamo.

 Serena Dandini, Dai diamanti non nasce niente. Storie di vita e di giardini, Rizzoli, pp. 330, Є 19, recensito da Andrea Di Salvo su Alias – Supplemento de Il Manifesto 28 maggio 2011