Diritti per le piante

A fronte del sempre più evidente disvelarsi della vita come un coevolutivo continuum di soggetti interconnessi siamo indotti a ogni passo a rivedere la convinzione della presunta supremazia dell’uomo sul resto della natura (del suo punto di vista, dei suoi interessi).

Così, nel riverberare questa dialettica entro quel sistema di valori in perenne evoluzione, il modello di un ideale di società cui tendiamo regolato dall’’etica e dal diritto, ecco l’affacciarsi sul piano teoretico, seppur con evidenti risvolti pratici, di un tema tanto urgente quanto all’apparenza provocatorio: prevedere e definire specifici “diritti delle piante”, tipici del mondo vegetale, da rivendicarsi nel più ampio quadro di quel complesso di norme con cui cerchiamo di regolare e mediare interessi diversi.

In questo processo ci aiuta la graduale presa di consapevolezza di come, pur tra sostanziali somiglianze che specialmente a livello biologico, cellulare e nel Dna, condividiamo con le altre specie, una radicale divergenza evolutiva ci divida, in quanto animali, dalle piante, nel senso della mobilità rispetto alla stanzialità (con tutte le conseguenze del caso).

E di come la nostra grande ignoranza del mondo vegetale necessiti uno sguardo compensatorio, capace di intenderle non più come “risorse”, magari brevettabili, ma come esseri viventi e senzienti, soggetti di vita e di diritto.

Indagando le rivendicazioni in atto di un auspicabile Flower Power, Alessandra Viola arriva a immaginare, sul modello di analoghi testi strutturati, una Dichiarazione dei diritti delle piante in otto punti (Flower Power, Le piante e i loro diritti, Einaudi, pp. 167,€ 16,50). A cavallo tra i molti interrogativi che questa prospettiva solleva e ricostruendo la vicenda del procedere di una diversa attenzione che dalle normative ispirate alle prime teorie ambientali centrate sulla protezione della natura, si orienta poi, con la Giurisprudenza della Terra, al riconoscimento di diritti primari, pertinenti a ogni essere vivente per il semplice fatto di esistere.

Un dibattito ripercorso nel suo tratto interculturale che, assieme a acquisizioni recenti della ricerca scientifica, incrocia nozioni giuridiche occidentali per lo più di taglio antropocentrico e l’ecocentrismo o biocentrismo di concezioni organicistiche e che si rifanno a antiche visioni e cosmogonie. In un procedere per via di sentenze che dal riconoscere statuto di personalità giuridica a entità astratte come la natura o collettive come boschi e fiumi giunga però presto a tutelare i diritti di soggetti concreti. Di ogni singola pianta, così come vale per ogni singolo uomo. Con il valore che a partire dal nostro immediato questo comporta in sé e come strumento per tutelare i diritti del vivente sull’intero pianeta.

Alessandra Viola, Flower Power, Le piante e i loro diritti, Einaudi, pp. 167,€ 16,50, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica X, 23, Supplemento de Il Manifesto del 7 giugno 2020