Giardini & libri in mostra alla Bodmer di Ginevra

Proprio in questi giorni di inizio di settembre si conclude presso la Fondazione Martin Bodmer, nei pressi di Ginevra, l’esposizione Des jardins & des livres che dalla scorsa primavera ha assortito in florilegio e messo in tensione oltre centocinquanta testimonianze scritte su diversi supporti – perlopiù libri, molti in rarissime edizioni pregiate, ma anche manoscritti, importanti autografi, testi illustrati volta a volta minuziosamente o sontuosamente – con il proposito di dar conto del legame reciproco che intreccia quei dispositivi universali che sono giardini e libri.
Condividendo entrambi la dimensione del progetto e una struttura che funziona come organismo di parti in relazione, nonché la capacità di astrarci dall’ordinario, se i libri raccontano i giardini – quando non li ispirano –, strutturandone la misura come pure restandone spesso unica testimonianza dopo la scomparsa o lungo la traiettoria rappresentata dalla loro utopia, per altro verso, i giardini pervadono le più diverse letterature, filosofie, religioni, travalicando secoli e civiltà. In sinestesia di percezioni e metafore libresche, come pure intessendo dialoghi serrati con i testi che variamente veicolano i saperi tecnici, delle scienze naturali, medici, botanici, e tutti quelli che rilevano dal variegato universo delle arti dei giardini.

È così che, immaginando questa mostra bifronte, i curatori Jacques Berchtold, direttore della Fondazione Bodmer, e Michael Jakob, docente di letteratura comparata e di teorie e storia del paesaggio tra Grenoble e Ginevra, hanno posto al centro dell’indagine proprio il dispiegarsi delle molte forme dell’immaginario che nell’andirivieni tra libri e giardini si costituisce come costante. Nei più distanti ambiti, culture, generi espressivi, seppure tenendosi forse troppo discosti dal contemporaneo, eccezion fatta per le opere di ambito letterario.

Il lungo lavoro di ricerca e analisi, testimoniato anche dall’importante catalogo (a cura di Jakob, per le edizioni MetisPresses, pp. 496 con 592 immagini a colori, € 65.00), oltre ad attivare una ricca serie di prestiti da enti e privati, ha avuto modo di attingere al vastissimo patrimonio di opere della Fondazione. Una delle principali collezioni private, ricca di oltre centocinquantamila tra le maggiori testimonianze delle culture scritte, papiri, manoscritti, libri antichi, prime edizioni, autografi. Una raccolta messa insieme negli anni di una vita dall’industriale e bibliofilo Martin Bodmer (1899-1971) seguendo l’obiettivo visionaro di costituire, sulle tracce della Weltliteratur di Goethe, una biblioteca della letteratura universale.

Una volta discesi dalla terrazza del giardino con vista sul lago nelle sale del Museo ipogeo immaginato per la Fondazione dall’architetto Mario Botta, l’esposizione procede a partire dall’aspirazione enciclopedica dichiarata – certo eurocentrica, eppure ricca di aperture agli universi del vicino e più lontano Oriente –, per poi scartare in una serie di percorsi intrecciati, interrotti e ripresi. Sorta di labirinto, seppur fatto di richiami e trasparenze, dove i protagonisti, che nell’allestimento snodabile di Stasa Bibic e Saskia Zurcher si affacciano dalla discreta penombra necessaria alla conservazione di oggetti così fragili, ci avvincono ritti sui trampoli di un’architettura di riflessi di supporti, cavalletti, leggii.

Subito, ecco ci accoglie il giardino dell’Eden della Bibbia stampata in quattro lingue (ebreo, greco, latino e caldeo) ad Anversa tra il 1568 e il 1572 e poi, da un esemplare del Canzoniere di Petrarca colorato a mano da Bartolomeo Sanvito intorno al 1500, il giardino preumanista o ancora si palesa quel catalogo già rinascimentale di forme e modelli di giardino ideale che è l’imprescindibile Sogno di Polifilo nell’edizione originale aldina del 1499.

E via così, per forza di echi e rinvii, risonanze, rimandi, debiti e interazioni. Dal monumentale esemplare in gran folio, del peso di 15 kilogrammi, edito ad Altdorf nel 1613, qui anche in una versione acquarellata, dell’Hortus Eystettensis di Basil Besler, commissionatogli dal principe vescovo Johann Konrad von Gemmingen a illustrare, spesso in dimensione naturale, le centinaia di piante del suo giardino incastellato, all’edizione originale in sei volumi della Novella Eloisa di Jean-Jacques Rousseau, fino poi a Proust, Campana, Bassani, Jarman.

Mentre sullo sfondo dorato della parete sfilano squadernate le incisioni dei parterre dei giardini un po’ ovunque disegnati nel 600 dal francese André Mollet, i volumi si mostrano librandosi a pagina aperta. E però, al pari di ogni giardino che si vada percorrendo – tranne cioè quelli pensati per essere sinotticamente visti dall’alto di una terrazza –, quelle pagine offerte lasciano piuttosto intuire, prefigurano la sorpresa di quanto resta contenuto nelle altre, ancora da perlustrare.

Da queste, scavallando oltre il recinto dei generi, ambientazioni, protagonismi, metafore giardiniere trascorrono dalla poesia alla prosa, dall’epopea al teatro, nelle opere letterarie come nella trattatistica o nella manualistica pratica, da Paul Verlaine a Teofrasto, dalle Istruzioni di Jean-Baptiste de la Quintinie alle illustrazioni del sistema linneiano di Robert John Thornton, nel Tempio di Flora.

E anzi, in un gioco di intertestualità a tutto campo, suggerito dai curatori anche per la dimensione figurativa, l’interesse è spesso piuttosto su quanto si colloca sui limiti e funziona da tramite, come le suggestioni e i transfert, dall’Orlando furioso come dalle Affinità elettive, quando non dal Paradiso perduto che prefigura l’estetica della rivoluzione del giardino all’inglese.

Così, tanto per restare all’ultimo capitolo citato, procede la mostra, marcando grandi snodi (dal rilievo politico del Saggio sul giardino moderno, pubblicato nel 1785 da Horace Walpole all’uso del paesaggista Humphry Repton di mostrare ai clienti nei suoi Sketches i giardini delle loro proprietà prima e dopo il suo intervento in sovrapposizione).

Amplificando perciò ad ogni passo il gioco del riverbero nei libri di temi e stagioni di storia e valenze assunte dal giardino. E vice versa.

 

 

 

Des jardins & des livres mostra presso la Fondazione Martin Bodmer, Ginevra, a cura di Jacques Berchtold e Michael Jakob, catalogo edizioni MetisPresses, pp. 496 con 592 immagini a colori, € 65.00, recensita da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica VIII, 22, Supplemento de Il Manifesto del 9 settembre 2018

http://fondationbodmer.ch/wp/wp-content/uploads/2014/04/Des-Jardin-Il-Manifesto-Andrea-Di-Salvo-9-9-18.pdf